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ETICA

INTUIZIONE E SCRITTURA

Movimento del Sole Nascente

Manifesto

“Un qualsiasi Movimento implica sempre un conseguente cambiamento, di luogo e di condizione, fisica e psicologica.  Il Sole, a sua volta, emana energia, sia come calore che come nutrimento, fonte, quindi, di luce primaria per la presenza e la sopravvivenza della Vita sul nostro azzurro pianeta Terra.  La Nascita, infine, rimanda, sempre e comunque, al felice evento del continuo rigenerarsi  della Vita stessa dalle acri,  grigie e spente ceneri della Morte.”

Orientamento
verso una Nuova Spiritualità


Il Sole nasce ad Oriente e tramonta ad Occidente.
Sembra, quindi, muoversi, compiendo il suo arco quotidiano di volo, nella aperta e azzurra volta del cielo.
In realtà, come si sa, siamo noi a muoverci intorno ad esso, apparente punto fisso nel vuoto abissale dell’Universo.
E l’Universo, con i tanti Soli che lo illuminano, sembra, a sua volta, muoversi in espansione ed a velocità inaudita, verso ignote, forse predestinate, ma sicuramente insondabili mete.
Il movimento ed il cambiamento ad esso sotteso, animano, quindi ed incessantemente, l’evolversi degli eventi, sia nel mondo della materia che nella mente e nella coscienza dell’Uomo, condizionando, costantemente, il corso stesso della sua storia.
Un vento, allora, a volte quieto, a volte teso, a volte irresistibilmente irruento, sospinge la barca dei nostri umani destini lungo quel fiume di Vita corrente nel quale, come asseriva acutamente quel grande filosofo dell’antichità che è stato Eraclito “…non ci si bagna mai due volte nelle stesse acque.”
Forse un tale movimento può essere considerato un fenomeno puramente illusorio, e, dietro l’apparenza di un incessante trasformarsi delle cose tutte, si cela, in realtà, il sorriso, estatico ed imperturbabile, d’un Essere eternamente presente.
Ma qui, per la natura e la finalità del discorso che intendo proporvi, e fuori dell’ambito di una speculazione puramente filosofica, mi sia concesso di ritenere il reale come fenomeno in continua evoluzione, proprio così come esso appare, immediatamente e spontaneamente, al nostro sguardo che lo osserva, lo medita, in esso si muove, e con esso, quotidianamente e da millenni e millenni, si confronta.
Ed ecco che il quieto e lento fluire del fiume, dalla sorgente verso il mare, sospinto da un’irresistibile vento, a volte oltrepassa i margini di sicurezza, invadendo la distesa ondeggiante della pianura e portando così, al suo passaggio che sradica, morte e distruzione.
La catastrofe naturale si alterna ciclicamente a quella, ben più perniciosa, provocata dalla guerra tra gli uomini, e nulla sembra poter cambiare il corso di un tale virulento e sanguinoso processo; a stagioni di pace, pur sempre relativa, si alternano tempi cruenti di devastazione, che mortificano l’ambiente e riducono in cenere i nobili ed umani sentimenti della Conoscenza e della Vita.
Dinanzi alla serialità inequivocabile di quelle crudeltà e nefandezze di cui la storia ci rende ineluttabilmente partecipi e testimoni, si svela, allora, in tutta la sua cruda e nuda evidenza, la nostra umana e dolorosa impotenza, e, al di là dei facili e retorici moralismi di turno o degli occasionali ed ipocriti inneggiamenti ad una utopica pace, sia la nostra capacità di raziocinio, come la forza di un nostro volere, si arrestano alle soglie di un profondo Mistero, nel quale alla nostra mente umana non è dato in alcun modo di accedere.
Ma è proprio spingendo il nostro sguardo che cerca alle soglie di un tale e rimosso Mistero, che da esso ci può derivare, inaspettatamente ed inspiegabilmente, la eterea luce di una chiara speranza, unica arma sicura per vincere la nostra reale ed amara impotenza, tramutandola in una interiore e virile potenza.
Il Mistero che qui si va evocando, infatti, non è solo e semplicemente un Mistero profondo ed imperscrutabile, bensì un Mistero Sacro, un Mistero cioè che, occultando, svela la possibilità di una conoscenza, in quanto da esso emana, assorta e silente, una pura ed immateriale luce sorgente, che avvolge, come chiarore senza colore ed in un nulla impenetrabile, la onnipresente, onniveggente, onnisciente ed onnipotente presenza di Dio.
Ed ecco che, muovendo da un tale punto fondante, convergente ed emanante, ed alimentato da una energia puramente interiore, quello stesso vento impetuoso che, dilagando irresistibilmente, aveva trascinato via, al suo terrifico passaggio, gioie e speranze, lasciando solo pianto ed insanabile lutto, farsi, allora, soffio sottile, quasi primario e rinnovato alito di Vita che, attraversando in estensione di volo il libero spazio del cielo, suscita, ancora e sempre, stupore, nella coscienza dell’Uomo, quando egli assorto, contempla la ineguagliabile e maestosa bellezza del creato; ed infondendo una bianca e vergine speranza nel suo animo che anela alla pace, esaudisce così, nell’istante illuminato di una ispirazione, la sua mai estinta sete di una compiuta giustizia.
Ed è così che la forza spirituale alita nella coscienza dell’Uomo una energia immateriale tutta interiore, e nulla possiamo dire di essa se non che attraversa, come fiamma di fuoco, il centro del nostro cuore, alimentando il nostro corpo che agisce di una potenza che solo il vento, a volte, può possedere.
E, come un vento, una tale forza interiore, lottando perennemente contro la umana avidità e la sua sete di potere, trascina con sé il corso della storia, orientandolo, secondo un cammino in perfettibilità, verso una mèta predestinata, e l’Uomo ne percepisce, in segreto, la forza viva e trainante, ma quando tenta di determinarlo razionalmente, usando i concetti e le proprietà discorsive della sua mente, ne impoverisce, immancabilmente, il contenuto di presenza.
Così anche le grandi religioni monoteiste che si sono progressivamente succedute nel passato tempo della storia e che, ancora oggi, detengono il primato e la gestione temporale della dimensione spirituale dell’Uomo, ne hanno, in realtà, imprigionato la forza attiva e trainante, congelandola in forme di potere, dogmatiche e cultuali, tanto rigide quanto autoritarie.
Certo, la energia spirituale, per essere trasmessa e comunemente partecipata, non può non manifestarsi che in forme, sia di linguaggio che di pensiero, ma tali forme dovrebbero necessariamente essere formulate ed espresse secondo una dinamica evolutiva in costante e temporale divenire, come del resto accade tanto nel mondo della Scienza come in quello della Natura.
Ma le tante religioni del mondo, pur arroccate nel loro credo dogmatico, non potranno resistere alla forza dinamica e trainante della Energia Spirituale; esse procedono, infatti, verso un inevitabile esaurimento, e per implosione interna, e, fenomeno questo del tutto contemporaneo, per possibilità di comparazione.
L’Uomo contemporaneo, infatti, non cresce più maturando i suoi interiori convincimenti alla ombra esclusiva della religione sua di tradizione e di appartenenza, ma ha facoltà di apprendere e di partecipare delle altre, estendendo, così, l’orizzonte delle sue possibilità di conoscenza.
L’Uomo contemporaneo, allora, può chiedersi oggi e a pieno diritto: ma quale sarà il vero ed unico Dio al quale rivolgere il nostro umano pensiero e la nostra tensione interiore?
Il Dio ebraico, il Dio cristiano o il Dio musulmano?
Questa domanda, semplice ed immediata, ma fondamentale, e non solo ai fini del nostro discorso, al di là di una possibile e sempre lecita scelta di campo, può essere esaudita da una sola ed evidente risposta: Dio non può non essere che uno, infinito ed indivisibile.
E come i grandi fiumi che, attraversando dolci ed impervi declivi, sempre e comunque, al termine del loro tortuoso cammino terreno, confluiscono nelle stesse acque di un profondo Oceano, così le grandi religioni monoteiste che, muovendo dalla originaria ed interiore ispirazione di Abramo, hanno caratterizzato la storia dell’Uomo negli ultimi duemila anni, sono anch’esse destinate a risolversi, con tutto il loro carico di memoria, in una nuova e comprensiva dimensione spirituale; ed anche questo, come quello del fiume, sarà un percorso lungo e tortuoso, ma fin da ora, per lucida intuizione, ne possiamo percepire i chiari ed inequivocabili segni premonitori.
E bene sarebbe se un tale progressivo moto di cambiamento, di rivoluzione e di risoluzione avvenisse alla luce di una coscienza vigile che, incline al sentimento estensivo della libertà, sappia fare della tolleranza il proprio interiore emblema comportamentale.
Ma la ostinata cecità di uomini di potere, megalomani o semplicemente ottusi, forti del loro egemone appartenere a quello che comunemente definiamo come lo “stato delle cose”, condurranno l’umano destino verso altre guerre scellerate, separando di fatto ciò che la coscienza tenta inutilmente di ricongiungere, annichilendo così, ancora una volta, nell’animo dell’Uomo, il tenace rifiorire del verde germoglio di una speranza.
In un tale quadro di realtà còlto come fenomeno in continua evoluzione, anche il materialismo, sia come pensiero filosofico e scientifico, sia come condizione ed esperienza esistenziale, sembra avere esaurito il suo potenziale di rinnovamento e di rivoluzione, e pur se è doveroso riconoscere ad esso il merito di aver dischiuso all’Uomo l’orizzonte dell’Era moderna, sottraendolo al dominio e al pregiudizio culturale di una Chiesa corrotta ed avida di potere, quale era quella del Medioevo, sembra, ora, aver insabbiato il cammino dell’umano progresso nelle aride secche di un pragmatismo utilitaristico gestito dalle avide mani di un potere economico subdolo ed ipocrita che, dispensando a piene mani, ai fortunati di turno, le fascinose parvenze di un illusorio benessere, mortifica, in realtà, sfruttandole ciecamente, energie vitali dell’Uomo e risorse primarie della Natura.
Ma è il tempo, questo, in cui quello sconfinato esercito di afflitti, diseredati ed in continua migrazione che popola il mondo, si ritroverà, ricongiungendosi e riconoscendosi, alla luce di una unica, chiara e certa speranza, e da essa trarrà la forza per continuare a lottare, a vivere e ad amare.
E’ il tempo, questo, in cui la Natura nuovamente si svelerà allo sguardo interiore dell’Uomo che la contempla, come fosse la prima volta, suscitando in lui, con meraviglia e stupore, il muto eco di un profondo Mistero.
E’ il tempo cioè, questo, di un possibile e necessario ricongiungimento tra ciò che possiamo intendere come dimensione spirituale, e ciò che si manifesta, ai nostri sensi, come percezione ed estensione materiale.
Ed è proprio il corpo infinitamente esteso della Natura, infatti, che dovrà essere rivalutato, e non solo per esigenze di sopravvivenza, alla luce di una rinnovata coscienza ed al soffio segreto ed invisibile di quella Energia che incessantemente lo attraversa sostenendolo in Vita.
Ed essendo la presenza di un tale soffio divino in nessun modo verificabile, esso affonda le sue occulte radici nelle oscure profondità della nostra coscienza, e noi ne possiamo intuire l’invisibile alito, solo attraverso una interiore ispirazione.
Ma se la presenza di Dio sfugge alla capacità di raziocinio della umana mente che specula, altrettanto, a ben vedere, risulta indeterminabile la realtà stessa delle cose tutte, quella realtà, cioè, che si manifesta, nella sua immediata visibilità e percepibilità, al nostro sguardo che osserva ed al nostro corpo che agisce.
Certo, la Scienza, analizzando e manipolando la realtà fenomenica còlta nell’atto del suo divenire, produce esiti positivi, alimentando ora, più che nel passato, il divenire in atto dell’umano progresso, ma ogni conquista che la Scienza evoca dalle abissali profondità dell’ignoto, indica solo una nuova prospettiva di veduta, sempre relativa e mai esaustiva di una compiuta e certa verità.
Ed il relativo pensiero che orienta l’azione dell’Uomo contemporaneo, inoltre, altro non è, nella sua essenza, che un pensiero edonistico ed utilitaristico, non più sostenuto in volo dalle forse illusorie, eppure sempre informanti ali del Sogno e del Mistero.
Ma saranno proprio queste due dimensioni irreali, partorite dal ventre della coscienza, a dare nuovamente forma e contenuto al corpo di una realtà che, ormai priva di esse, va assumendo, sempre più nel tempo, l’aspetto di una sterminata, povera e desolata periferia o di una lussuosa, funzionale ed asettica centralità: il Sogno come respiro estetico e forma del corpo, il Mistero come suo contenuto impenetrabile e come evocazione e presenza del Sacro.
E’ Sacro, infatti, ciò che appartiene alla divinità e partecipa della sua potenza; così la Natura, il cui territorio incommensurabile si manifesta, tanto nella sua pietrosa matericità, quanto nella sua aeriforme volubilità, come Sogno che diviene e come Mistero che sostiene.
La Natura tornerà, infatti, ad essere, non solo campo di indagine per un occhio freddo ed ipertecnologico quale è, oggi, quello della Scienza, ma corpo restituito alla potenza divina ed al soffio invisibile di quella Energia che lo attraversa, e che, attimo dopo attimo, lo dischiude, con un atto segreto ed inconoscibile, al respiro ininterrotto e profondo della Vita.
E la Vita di ognuno di noi, quella stesa Vita che anima, per cicliche armonie ed in infiniti modi, il corpo pulsante ed evocante della Natura tutta, ha un valore primario ed inestimabile: questa la acquisizione di consapevolezza, essenziale e fondante, dalla quale derivare, per conseguenza e coerenza, la costruzione di una nuova etica comportamentale, per un possibile e necessario riscatto in vista del futuro.
Ma affinché un tale desiderato evento accada, si dovrà sgomberare l’invisibile campo della coscienza da quella gramigna avvizzita che ostacola il possibile rifiorire d’un verde germoglio, portatore di Vita e rinnovata speranza.
L’atteso respiro di Vita che alita, ormai, alle porte della nostra storia a venire, richiede infatti, per attraversare la infinita capacità che ha la nostra coscienza di comprendere, di estensione e libero spazio di volo e deve, quindi, trovare in essa un vuoto propizio ed essenziale.
Sarebbe oltremodo necessario, cioè, emendare la nostra coscienza da quella radicata stratificazione di pregiudizi moralistici che la mortifica, in quanto repressione, e la condanna, in quanto giudizio colpevolizzante e discriminante.
Un fuoco purificatore dovrà, quindi, estinguere, riducendolo in cenere, quell’atteggiamento moraleggiante, in parte acquisito per retaggio, ma anche e soprattutto indotto, con retorica demagogia, da una informazione mediatica parziale e monopolizzante.
In verità, l’attuale “stato delle cose” viaggia in un senso diametralmente opposto a quello che si cerca ostinatamente di rappresentare, e, sempre in verità, per arrestare quel processo degenerativo, ambientale e sociale, che oggi è pericolosamente in atto, non saranno sufficienti semplici procedure di riforma e di revisione, ma si dovrà innestare un moto di rivoluzione e di ristrutturazione che muova, anzitutto, dalla rimozione di corrose e precarie fondamenta.

Per uno Stato di
Rivoluzione Permanente


Si dovrà cioè ricostruire, ripartendo dalla consapevolezza di aver raggiunto, ormai, la soglia di una possibile ma ancora evitabile catastrofe, e dalla coscienza di dover e poter riprendere il cammino verso un reale progresso, solo muovendo dalla cancellazione, nella nostra mente prima e poi nella realtà, di tutto ciò che è quantitativamente superfluo e qualitativamente nocivo, per fare emergere, così, tutto ciò che invece si evidenzia come inderogabile necessità; e la necessità prioritaria, tra le tante altre, sarà quella di restituire alla Natura, con la purezza materiale del suo corpo, il suo intrinseco ed inviolabile equilibrio.
Dal corpo della Natura, infatti, l’Uomo riceve, elaborandola, la materia prima del suo sostentamento: anzitutto il respiro.
Pericolosamente sottovalutato, purtroppo, il valore del respiro, e della necessità, quindi, che la materia di cui esso si nutre, cioè l’Aria, sia pura.
Il respiro, infatti, è quell’atto fondamentale che dischiude ognuno di noi alla prima ed innocente luce di una Vita che nasce, ed esso ci lega al corpo della Natura come un cordone ombelicale che, pena la morte, non può essere in alcun modo reciso.
Così l’Acqua, la Terra ed il Fuoco, in quanto elementi, questi, anch’essi necessari per il sostentamento in Vita sia del nostro corpo come di quello della Natura tutta.
La restituzione, quindi, di tali elementi alla loro purezza originaria dovrà essere uno degli obiettivi fondanti nell’ambito di un qualsiasi progetto di difesa della nostra Vita e di rivalorizzazione di quel corpo di Natura che la garantisce e la accoglie.
Ma una tale purezza di natura materiale, potrà, nel tempo, essere recuperata, solo se, anticipatamente, essa troverà luogo di consapevolezza nella nostra coscienza.
Per restituire gli elementi naturali alla loro integrità ed identità originaria si dovrà anzitutto recuperare, infatti, l’esatto significato che ad essi va, per necessità e per resa di valore, riconferito.
La incommensurabile Energia di Dio ha animato ed anima incessantemente quel mondo, tra infiniti altri, in cui a noi è dato vivere, e dal quale, volgendo lo sguardo al cielo, possiamo scrutarne la indicibile profondità e maestà, ed Egli non è assolutamente fuori della Sua creazione, come arbitrariamente hanno voluto farci credere, filosofeggiando e dogmatizzando, i tanti dottori della legge.
Dio è, al contrario, Mistero impenetrabile per la nostra mente razionale, e porre un limite spaziale e temporale al Suo Essere infinito ed indivisibile equivale, in verità, a delimitare, con un atto di autoritaria presunzione, la soglia impenetrabile di un Sacro, nel quale alla nostra coscienza è dato di accedere solo attraverso un atto di profonda umiltà e di infinita comprensione.
E se proprio vogliamo, per pura intuizione, dare un luogo di presenza a ciò che E’, per Sua Natura, invisibile ed inconoscibile, ebbene, forse, per mero accostamento ad una ipotetica verità, mi sia concesso di ritenere la presenza ineffabile di Dio, simultaneamente dentro e fuori della Sua creazione, in virtù esclusiva della Sua onnipresenza, onniveggenza, onniscienza, ed onnipotenza.
Quella invisibile luce immateriale che ha facoltà di ricondurre la nostra anima verso un puro e diffuso chiarore interiore, non può essere, così, l’assolutamente altro da quella calda e bianca luce solare che illumina il nostro giorno di Vita,  dilatandolo in un flusso temporale e spaziale che sembra non avere confini.
Dalla luce del Sole, infatti, ci deriva quella energia primaria che, tradotta in nutrimento, innesta, nel corpo della Natura, il cosiddetto “ciclo biologico”, quella ferrea catena alimentare, cioè,  che lega, in un circuito chiuso e con un equilibrio inviolabile, ogni essere vivente all’altro.
Certo, la luce del Sole è solo un pallido riflesso di quella luce immateriale di cui lo Spirito di Vita si fa invisibilmente portatore, eppure non può non sussistere tra l’una e l’altra, che una profonda ed inscindibile identità, quella stessa profonda ed inscindibile identità che lega tra loro, come patto di alleanza e riconoscimento, Dio, Uomo e Natura.
E il Movimento del Sole Nascente origina la sua identità ed orienta la sua azione rivoluzionaria proprio muovendo da un tale postulato fondante, ma non in una accezione autoritaria ed esclusiva, bensì comprensiva e tollerante, in quanto esso non allude alla nascita di una nuova religione, e tanto meno alla formazione di un partito politico condizionato da una ideologia da imporre.
Il Movimento del Sole Nascente, al contrario, come prima fase formativa e propedeutica, apre le porte a chiunque, laico o religioso che sia, trovi, in questo essenziale scritto espositivo, una certa verità da condividere, sostenere e divulgare.
Uno dei primi obiettivi di fondo del Movimento del Sole Nascente, infatti, sarà quello di farsi punto di riferimento e di aggregazione per ognuno di quei tanti dispersi che non trovano più, né senso, né verità e né orientamento in questa nostra società incline ad un irrazionale consumo ed in preda ad una crisi di identità che collassa verso una prossima ed alienante dispersione.
Certo, i nostri sono tempi di effettiva mutazione, sia psicologica che biologica, ma un tale epocale cambiamento dovrebbe avvenire alla luce di una coscienza vigile, che, per progredire verso il futuro e nella giusta direzione, sappia guardare, con occhio lucido e penetrante, anche verso il passato, verso quell’atavico passato, cioè, in cui la nostra umana memoria possa attingere alle sue ancestrali radici biologiche, ritrovando, così, una propria rimossa, dispersa, ma naturale identità.
Perché sarà proprio procedendo da una tale ed originaria identità che, quell’inarrestabile passo dell’Uomo, sempre proteso verso il futuro, potrà, infine, raggiungere una sicura mèta, anche se ancora lontana all’orizzonte del tempo.
L’Uomo del futuro, infatti, è destinato a divenire libero e consapevole cittadino del mondo, e chiunque, oggi, ostacoli, vuoi per spirito nazionalista, vuoi per fanatismo religioso, o vuoi anche per semplice atteggiamento conservatore, un tale progressivo cammino di emancipazione, è uomo stolto e fuori di quel corso evolutivo di cui la storia ci racconta e di cui, fin da ora, ci rimanda, anche nel merito di questo comune incedere, chiari ed intelligibili echi premonitori.
L’Uomo del futuro, quindi, viaggia verso la possibile conquista di una compiuta e significante identità, risultante da una omologazione, prima di natura sociale e culturale, e poi finanche territoriale; e ciò che si dovrà contrastare, nel prossimo futuro, non sarà un tale e positivo processo di omologazione, che tende favorevolmente alla conquista di una umana ed unitaria identità,  ma, con le finalità, i modi in cui questa tendenza evolutiva, ormai in atto, della nostra società, viene fin da ora gestita dalle potenze economiche e politiche del mondo.
Ancora oggi la lotta per il potere si traduce, infatti, in una guerra cruenta e devastante, che miete vittime perlopiù indifese ed innocenti; una guerra, quindi, questa, caratterizzata da una violenza vile e subdola, animata esclusivamente dalla volontà di imporre un modello politico ed economico che va, al contrario, radicalmente contestato e contrastato, proprio così come andrà arginato quel fanatismo conservatore e religioso che, fuori del segno dei tempi, circoscrive, in aride e pantanose isole di ristagno, il libero ed aereo volo della Energia Spirituale dell’ Uomo.
Sarà, invece, necessario lottare per una reale emancipazione culturale, affinché il progresso dell’Uomo avvenga secondo criteri di effettiva libertà e di reciproca tolleranza.
Sarà necessario lottare per stornare da poche ed avide mani una ricchezza smisurata ed in gran parte illusoriamente dispersa.
Sarà necessario lottare affinché una tale e feconda ricchezza possa essere redistribuita, equamente e con spirito solidale, tra quei tanti cittadini del mondo che la reclamano per pura esigenza di sopravvivenza.
Sarà necessario lottare affinché la Scienza, non più condizionata da corruttive esigenze di mercato, possa riesperire, con una nuova e ripensata deontologia professionale, un proprio ed indispensabile orientamento etico.
Sarà, infine, necessario lottare affinché gli accadimenti futuri della nostra umana storia possano germogliare e nel tempo produrre frutti fecondi, muovendo da un principio illuminante di unità, di equilibrio e di amore, per la sopravvivenza della Natura, della Conoscenza e della Vita.
Sarà questo, infatti, il principio motore che animerà quella lotta, per una pace duratura e per un umano ed effettivo progresso, che il Movimento del Sole Nascente intende evocare e nel tempo sostenere, ma non con le armi della violenza e della coercizione, bensì con le innocue ma sempre efficaci armi della comprensione e dell’amore.
La lotta che il Movimento del Sole Nascente si prefigge, così, di combattere non è contro qualcuno o qualcosa, ma per e con chiunque intenda intraprendere un cammino di risveglio e di rinascita, sia di natura materiale come di emancipazione spirituale.
La prima ed essenziale rivoluzione da realizzare, infatti, è quella che può accadere all’interno della nostra coscienza, ed ognuno di noi, orientando la propria esistenza verso criteri di necessità, di altruismo, di comprensione e di amore, compie quel primo passo sostanziale ed indispensabile per procedere poi verso un sentiero più ampio di lotta comune e comunitaria.
Tale lotta, allora, avverrà gradualmente nel tempo, attraverso fasi successive di elaborazione e di maturazione, senza mai tendere, però, alla formazione di un potere autoritario e centralizzato.
Ma, fermi restando i principi essenziali esposti in questo sintetico scritto, si cercherà, invece, di attivare cellule autonome ed operative di riferimento, interrelate tra loro per scambio di informazioni, per elaborazione di materiale divulgativo e per pianificazione di attività di intervento tese al conseguimento di un medesimo obiettivo.
Tali cellule, inoltre, agiranno secondo criteri sperimentali in costante evoluzione, e, per fare in modo che la loro azione sia sempre viva e lievitante da un contesto elastico e democratico, non dovranno mai irrigidire il loro potenziale operativo in fredde, piramidali e burocratiche strutture di potere.
Esse germoglieranno, così, come le innumerevoli verdi e sempre rinnovantesi foglie di un albero, la cui radice, che dà linfa vitale, si nutre di un pensiero orientante, il fusto, che dà sostegno e che porta verso l’alto il nutrimento, di quella azione volontaria che può scaturire da un suddetto pensiero, ed i tanti rami, con le relative foglie, saranno, poi, gli esiti attesi che un tale pensiero, tradotto in azione, potrà partorire nel tempo vitale di una crescita e, quindi, di una feconda evoluzione.
Ma un tale organico evento in divenire, potrà accadere solo nella misura in cui le cellule/foglie dell’albero siano costantemente illuminate da una luce interiore che venga dall’alto, portando con sé, al suo etereo passaggio, energia primaria ed un diffuso ed essenziale calore solare.
Perché solo alla luce materiale e spirituale di un tale Sole, infatti, il verde germogliare di quelle cellule operative di cui si va, ora, semplicemente parlando, potrà dare, nel tempo, forma e contenuto ad un corpo solido e robusto, animato da uno Spirito interiore e combattente che, per pura forza di un tenace volere, sarà, nel destinato tempo, di certo anche vincente.
Ed altro ancora dovrei e vorrei dire, nel merito della questione, soprattutto in riferimento al quando, al perché ed al come un tale pacifico ma progressivo moto, di lotta e di rivoluzione, prenderà corpo nel farsi di una crescita dinamica, orientata, dalla nostra coscienza, verso il conseguimento di un unico e fondante obiettivo: la sopravvivenza della Natura, della Conoscenza e della Vita sul nostro nativo pianeta Terra.
Ma un tale argomento, come altri qui esposti, suscita una problematicità tale che dovrà, per forza di cose, essere necessariamente affrontata e, nel tempo, compiutamente esaudita, e che, al momento, non rientra nella essenziale economia di questo scritto, teso, esclusivamente, a tracciare la dinamica di una traiettoria evolutiva, rivolta: nel senso della temporalità, a determinare un filo di percepibile continuità tra passato, presente e futuro, e, nel senso della interiorità, ad individuare un punto unificante di riconoscimento, di ricongiungimento e di identità tra Dio, Uomo e Natura.
E, alla luce di una tale considerazione, ecco giunto il tempo, credo, che io porti, infine, a compimento questo sintetico e panoramico mio andare del pensiero; mi sia solo concesso, in chiusura, di ricordare come, quel limpido e verace filosofo che è stato Spinoza, al quale va riconosciuto l’indiscusso merito di aver ripensato, appunto, il rapporto tra Dio, Uomo, e Natura, fuori di obsoleti ed illusori schemi antropomorfici, asserisse che l’Uomo, in riferimento alla sua volontà, possa essere come una pietra, che, scagliata da una mano nel vuoto, compia il suo sospeso tragitto di volo ritenendo di muoversi di sua propria e spontanea volontà.
Personalmente, anche se in una certa misura, condivido la possibile veridicità che una tale similitudine può evocare nella nostra mente: l’Uomo, infatti, nasce con un patrimonio genetico a lui donato da Madre Natura, dischiudendo il suo primo sguardo di Vita, come l’ultimo, ad una realtà che è stata, è, e sarà, prima, durante e dopo di lui; ed egli, in definitiva, non fa, così, che tradurre in atto un potenziale di informazioni in gran parte condizionato ed a lui personalmente predestinato.
Eppure l’esercizio del volere è proprio dell’Uomo, ed anzi lo rende tale, individuandolo come specie privilegiata tra le infinite altre che popolano il mondo; ma la esperienza di quel volere, però, orientata dalla luce della coscienza, e che sappia, quindi, anche assimilarsi al sentimento estensivo della libertà, perché non può sussistere reale volontà fuori dell’ambito di una euforica e spaziante libertà.
Certo, quel fiume che incessantemente scorre e che ci trascina nel flusso ininterrotto di una storia che diviene, si origina da un punto sorgente che è, nella sua essenza, Mistero impenetrabile, e da esso è segretamente guidato verso una ignota e forse predestinata mèta, ma la barca che in questo fiume galleggia,  sostenendo le nostre presenze in moto, deve sempre essere orientata dalla ferma mano dell’Uomo; egli deve necessariamente seguire il corso del fiume, ma dipende anche dalla sua capacità di gestire il timone, il felice esito del suo coinvolgente e mai esausto viaggio di avventura.
Ed i nostri, attuali, sono tempi di rapida corrente, e se risulta anche opportuno il lasciarsi da essa trascinare, senza consumare superflue energie, è parimenti necessario tenere ben salda la barra del timone, per evitare che la barca possa capovolgersi lasciandoci, dispersi ed impotenti, nelle pericolose e limacciose acque di un fiume in piena.
Si radica, quindi, nella volontà dell’Uomo e nella sua capacità di comprensione la possibilità di un necessario riscatto, non tanto dal male,  quanto dalla ignoranza e dall’egoismo.
L’Uomo ha, infatti, facoltà di orientare, in una certa misura ma in modo essenziale e significante, il corso della propria esistenza, e tanti uomini, cooperando tra loro, uniti da una medesima aspirazione, possono modificare, a loro volta, il corso stesso della storia.
L’alito interiore della Energia Spirituale vivificherà, allora, un tale progressivo incedere in perfettibilità, sospeso in costante equilibrio tra esercizio del volere, sentimento della libertà e desiderio della conoscenza.
La inconoscibilità e la lontananza di Dio, infatti, coincidono, anche, con una Sua maestosa visibilità, e con una Sua segreta eppure percepibile vicinanza: basta rivolgere il Sogno del nostro sguardo alla indescrivibile meraviglia del creato, e dischiudere il sentimento della nostra Anima alla sua intrinseca purezza ed infinitudine, così come basta riconoscersi in quell’Essere presente che solo apparentemente si manifesta come alterità, ed alla luce unificante di un tale Essere, ritrovarsi, nel comprensivo corpo sia della Natura che di una estesa ed accogliente Umanità.
Perché solo originandosi da un tale puro, robusto e comprensivo Spirito di Corpo, quel fiume di acqua corrotta e dimenticata che oggi attraversa le terre del mondo, potrà nuovamente riemergere, con moto silente ed assorto, come fiume corrente e gorgogliante di acqua limpida e vivificante, trascinando, così, le nostre esistenze in viaggio verso un rinnovato ed interiore sentimento della Vita, come fuoco di un desiderio e soddisfazione di una necessità, come volo di libertà e tenacia di un volere, come estensione di un amore e comprensione di una conoscenza, all’alba di una attesa rinascita ed alla luce di un ritrovato Sole, perché la mano di Dio è con l’Uomo finché l’Uomo permane nella mano di Dio, con compiuta sapienza ed una interiore potenza.


                                                                                                                                                                            Benedetto Simonelli
 

IL CAMMINARE E IL SENTIERO DELLE VISIONI

 

di Bruno Roberti

 

“Si fa il cammino con l’andare” , si diceva in antico,  o “la strada la scopri mentre sei in cammino” , come scriveva de Unamuno, o ancora , seguendo le tracce delle parole di Henry David Thoreau, “amo immaginarmi cavaliere di un nuovo, o meglio, di un antico ordine, più che dei Cavalieri, dei Camminatori (…) lo spirito eroico e cavalleresco che apparteneva un tempo al Cavaliere, sembra ora rivivere, o forse aver sedimentato, nel Camminatore”. L’opera e il pensiero, l’estetica e l’etica circa Benedetto Simonelli, questo è l’invito e questo è l’andare, il ricercare , come in una tessitura di voci e di gesti qui convocati. L’operare in azioni, eventi, opere filmiche di Benedetto, laddove il fare artistico è anche gesto morale, assume il senso nel dipanarsi del cammino, diventa opera e traccia lungo i suoi passi, si trasforma in volume concreto da “trasportare” e si fa leggero e “volatile”, come in una sublimazione alchemica, nel suo rendersi alle mutazioni naturali degli elementi, al loro stato di passaggio, da acqua a fuoco, da terra a aria, come se dal terreno spuntassero le ali, come se l’immergersi con la testa nell’acqua diventasse battesimo ardente di fuoco, e il silenzio si facesse pro-fezia e soffio, fiamma che esce dalla bocca, crepitìo inaudito.  Allora ciò che viene evocato e convocato è un pensiero che “opera”, cioè un “poiein”, e un’opera che concretizza nel gesto semplice e forte il pensiero, tutto un suo retaggio immediato e filogenetico. E ciò  anche attraverso le foto e il filmato di un segnavia riemerso nel tempo che vede intrecciarsi, sotto il segno dei sentieri e delle radure heideggeriane, due scritture visive che hanno il lampeggiare dell’azione sedimentata: i passi, l’inoltrarsi  e l’accendere il fuoco ( azione minima e gigantesca come ricorda un racconto di Jack London “Farsi un fuoco” ) di Benedetto che riecheggia e risuona nella memoria incontrata di Serafino Amato. Ecco allora che ogni cammino va oltre le sicurezze e si fa strada nell’esperire, lo si ricostruisce in un infinito riorientarsi. E questo, nell’andare, nel camminare, nel mettersi in movimento è anche rivoluzione , è mettere in un paradossale stato transeunte di coscienza e di visione l’opera di trasformazione. In questo modo lo stesso abitare di Benedetto, il suo mettersi in sintonia con una sorta di “genius loci” , diventa segno e opera, una sacralizzazione dell’orientarsi “San Polo”, una attitudine al natura, accompagnandone la genesi e ri-facendola, ripercorrendola, come sentiero di visione.

 


 

2016 - ©Benedetto Simonelli

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